Il rapporto con il sole è cambiato nel tempo, influenzato da mode e scoperte scientifiche. In passato, la pelle chiara era sinonimo di prestigio, mentre l’abbronzatura era legata al lavoro all’aperto. Con la Rivoluzione Industriale e l’avvento del tempo libero, l’esposizione al sole divenne simbolo di benessere. Nel ‘900, la scienza confermò i benefici della luce solare su rachitismo e depressione, ma con il tempo si comprese anche la pericolosità dei raggi UV per la pelle.

Fotoprotezione: un’arma di prevenzione
Oggi sappiamo che l’esposizione solare non protetta può causare eritemi, fotoinvecchiamento e tumori cutanei. La fotoprotezione è quindi fondamentale e si basa su due strategie:
1. Protezione endogena (naturale)
- Melanina (varia in quantità e tipo in base al fototipo individuale).
- Inspessimento cutaneo.
- Sistemi antiossidanti naturali.
Ogni fototipo reagisce diversamente: i più chiari si scottano facilmente e richiedono SPF alti; i più scuri tollerano meglio il sole ma non sono immuni dai danni a lungo termine.
2. Protezione esogena (esterna)
- Educazione ai corretti comportamenti sotto il sole.
- Uso di creme solari, indumenti protettivi, occhiali da sole e vetri filtranti.
- Chemioprevenzione con integratori antiossidanti.
Attenzione ai più fragili
Bambini e anziani hanno una pelle più vulnerabile, con sistemi di difesa solare meno efficaci. Necessitano di protezione totale e costante. Lo stesso vale per aree delicate come cicatrici, mucose, zone coperte, e pelli fotosensibilizzate da farmaci.
Chi assume medicinali dovrebbe consultare pediatra o geriatra per valutare eventuali rischi di fotosensibilizzazione. Negli adulti, in particolare su cuoio capelluto, volto e orecchie, è essenziale una protezione quotidiana tutto l’anno.
Protezione UVA: attenzione ai falsi miti
I filtri UVB proteggono dagli eritemi ma possono illudere di essere completamente al sicuro, favorendo la sovraesposizione agli UVA, responsabili di danni più profondi. I solari devono offrire protezione anche contro gli UVA, indicata con la dicitura “UVA” cerchiata (almeno 1/3 della protezione UVB).
Autoabbronzanti: non sono solari
Gli autoabbronzanti colorano la pelle tramite una reazione simile a quella della caramellizzazione, ma non offrono protezione significativa (SPF 2-3). Non sono adatti a bambini o anziani e vanno sempre associati a filtri solari veri e propri.
dott.ssa Vincenza Pede, dermatologa consigliera LILT Campobasso